Ai tanti malori estivi della palla ovale si è aggiunto l’ennesimo episodio scandaloso, fino a qualche tempo fa di scena in ben altri teatri sportivi: l’aggressione al fischietto sudafricano Willie Roos da parte di alcune teste calde tifose dei Griquas è ingiustificabile e va a colpire il rugby proprio dove la ferita era ancora aperta.
Quando ho iniziato ad interessarmi di rugby ho trovato affascinante il principio di inviolabilità dell’arbitro, anche lui essere umano soggetto a errori come tutti gli altri.
Willie Roos si è dimesso dal panel degli arbitri sudafricani. A che pro fare sacrifici, imparare regole, partecipare a riunioni e gestire alcuni tra i più intensi match del pianeta? Se il premio di tutto questo, invece della riconoscenza e del rispetto, fosse quello ricevuto da Roos lo spirito del rugby sarebbe morto e sepolto.
La barca tuttavia non sta affondando, lo si vede dall’entusiasmo dei ragazzini che, dalla Nuova Zelanda all’Uruguay passando per il Canada e il Kenya, ancora provano puro divertimento cercando di indovinare i rimbalzi di quel pallone che me pare n’ovo.