Rugby Spot Ignoranza

The slow one now will later be fast

Posts Tagged ‘FIR’

Parisse ce la fa? No

Posted by Giorgio Pontico su 26 novembre 2009

Rischiava di saltare il più abbordabile dei tre impegni autunnali della nostra nazionale. Sergio Parisse invece dovrebbe scendere in campo nella sua solita posizione di terza centro e con i gradi di capitano. Un infortunio occorso in allenamento potrebbe tuttavia ancora pregiudicarne l’utilizzo: la  risonanza magnetica in programma per il pomeriggio di giovedì dovrebbe fugare ogni dubbio

Contro Samoa troverà spazio in panchina il giovane mediano d’apertura Riccardo Bocchino. Il giocatore del Rovigo, che ha mosso i suoi primi passi nel Rugby Viterbo prima di trasferirsi all’Unione Rugby Capitolina, è reduce da due prestazioni vittoriose con la Nazionale A.


UPDATE – La risonanza ha evidenziato la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro del capitano azzurro. Sergio Parisse rimarrà fermo dai 4 ai 6 mesi. Niente Samoa e niente 6Nations quindi.

Questa la formazione aggiornata dal commissario tecnico Nick Mallett

15 Luke MCLEAN (Benetton Treviso, 13 caps)14 Kaine ROBERTSON (MPS Viadana, 40 caps)13 Gonzalo CANALE (Clermont-Auvergne, 50 caps)12 Gonzalo GARCIA (Benetton Treviso, 12 caps)11 Mirco BERGAMASCO (Stade Francais, 65 caps)10 Craig GOWER (Bayonne, 5 caps)9 Tito TEBALDI (Plusvalore Gran Parma, 5 caps)8 Alessandro ZANNI (Benetton Treviso, 36 caps)7 Mauro BERGAMASCO (Stade Francais, 78 caps)6 Josh SOLE (MPS Viadana, 40 caps) 5 Quintin GELDENHUYS (MPS Viadana, 5 caps)4 Carlo Antonio DEL FAVA (MPS Viadana, 40 caps)3 Martin CASTROGIOVANNI (Leicester Tigers, 61 caps)2 Leonardo GHIRALDINI (Benetton Treviso, 24 caps, capitano)1 Salvatore PERUGINI (Bayonne, 65 caps)

a disposizione

16 Fabio ONGARO (Saracens, 63 caps)17 Ignacio ROUYET (Benetton Treviso, 5 caps)18 Antonio Pavanello (Benetton Treviso, 4 caps) 19 Simone FAVARO (Rugby Parma 1931, 4 caps)20 Simon PICONE (Benetton Treviso, 19 caps)21 Riccardo BOCCHINO (Femi-CZ Rovigo, esordiente)22 Alberto SGARBI (Benetton Treviso, 5 caps)

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Paddy O’Brien: mischia italiana fallosa

Posted by Giorgio Pontico su 18 novembre 2009

Paddy O’Brien è il boss degli arbitri internazionali. Paddy O’Brien ha espresso le proprie scuse alla Nuova Zelanda circa l’arbitraggio di Stuart Dickinson, colpevole secondo lui di non aver fischiato gli innumerevoli falli in mischia dei nostri avanti. Paddy O’Brien è un buffone, il fatto che sia neozelandese non conta: anche i media locali hanno messo in risalto la performance del pack azzurro. Riguardando la registrazione del match si vede chiaramente l’espressione disperata di Crockett (pilone sinistro neozelandese) all’idea di dover affrontare l’ennesimo ingaggio contro quello ritenuto da molti il miglior pilone destro in attività: non c’è stata partita nel fondamentale della mischia chiusa.

Sono d’accordo con Duccio quando dice che la FIR dovrebbe rispondere a tono: non è ammissibile farsi prendere per i fondelli, neanche dal signor O’Brien, che è rappresentante dell’IRB. Mallett nel postmatch ha ribattuto alle parole del collega Henry, che aveva parlato di una zona grigia del regolamento, specificando che “non esiste grigio, ma solo bianco o nero”.

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Di rugby, di forum e di pari diritti

Posted by Giorgio Pontico su 7 ottobre 2009

Postando su Rugby.it mi è scappato questo

La FIR investe risorse preziose per sostenere il rugby d’eccellenza (vedi ingresso nel 6N e Celtic League) mentre lascia indietro la base del movimento. Penso che ormai sia evidente.

Perché si fanno consigli straordinari per la Celtic e la Serie C viene lasciata a se stessa? C’è una disparità enorme tra nord e sud purtroppo. Non mi stancherò mai di dire che i 5 gironi lombardi sono pronti dalla fine di agosto, mentre qui nel Lazio per sapere chi gioca e dove dobbiamo attendere il mercoledì precedente la prima di campionato.

L’Italia perderà sempre il confronto con le altre realtà ovali: è una lotta impari non solo a livello di nazionali. Perdiamo sotto il profilo organizzativo e quello amministrativo. Siamo indietro nella pianificazione, non curiamo l’immagine del nostro sport permettendo che esso venga infangato dal primo pennivendolo ignorante che si ritrova a scrivere sulla rosea o cartaccia simile. Una federazione deve sapersi conquistare un peso politico anche e sopratutto all’interno del suo paese: non ha importanza che Dondi occupi un seggio all’IRB (e anche qui ci sarebbe da discutere ma vabbè…) se poi in Italia lo prendono a pesci in faccia.

Mi si dice che sono troppo giovane e che non avendo visto il rugby di vent’anni fa non riesco ad apprezzare quello che c’è adesso. Io rispondo che a 22 anni non ci si deve accontentare, mai.

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Nunzio vobis gaudium magnum… habemus girones!

Posted by Giorgio Pontico su 2 ottobre 2009

Sono arrivati i gironi!

Dopo settimane intere di confronto il Comitato ha reso noti i due gironi regionali della Serie C laziale quando manca poco più di una settimana all’inizio del campionato. Mi ero già espresso sulle modalità di gestione del rugby amatoriale/regionale e il fatto che nonostante abbiano effettuato la divisione in due gruppi non giustifica l’assenza del calendario, sopratutto nel caso di squadre come Ariccia che rischiano di dover affrontare trasferte fino a Civita Castellana e Oriolo Romano e che hanno bisogno di organizzarsi.

Non è un buon momento per il rugby laziale, la Rugby Roma arranca in campionato e i Pretorians sono al centro del ciclone Celtic League: il Nord gli preferirebbe Treviso e pertanto la FIR ha rimesso in discussione un caso che sembrava chiuso mesi fa.

Indipendentemente dai meriti storici il rugby non può rimanere confinato nel magico Nordest.

Sviluppo, pianificazione, crescita, espansione. Termini che non compaiono sul dizionario rugbystico italiano.

Update – Che avevo detto? La FIR si tira indietro e candida Treviso. Non è detta l’ultima parola, i celti difficilmente inghiottiranno il rospo.

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I dolori del giovane Rugby Italiano

Posted by Giorgio Pontico su 29 settembre 2009

Stavo riguardando le foto della mia escursione in Nuova Zelanda e mi è venuto in mente che avrei dovuto scrivere qualcosa rispetto a quel poco di rugby che ho visto laggiù. Sfortuna infatti volle che nella regione di Auckland non si giocasse alcun match della Air New Zealand Cup, la vecchia NPC.

Nel tentativo di trovare una via d’accesso per arrivare sulla cima di Mt.Victoria, a Devonport, mi sono imbattuto in quella che sembrava essere una partita di minirugby. I ragazzini non avranno avuto più di 10 anni: come i loro pari età italiani anche questi avevano due gambe, due braccia, una testa e tanta voglia di divertirsi.

Piccoli Kiwi crescono

Piccoli Kiwi crescono

Eppure qualcosa di diverso c’era. Qualcosa che ai nostri pargoli nessuno sembra in grado di insegnare: il killer instinct. Se puoi segnare una meta la fai. Non cerchi la precisione nel passaggio, non ti perdi nel gesto tecnico fine a sé stesso. Ce lo aveva detto anche Giampiero Granatelli al corso allenatori. Aveva ragione.

Di buono c’è che la FIR sembra essere consapevole di questo problema che colpisce il nostro rugby direttamente alle radici. Siamo indietro di almeno 7-8 anni rispetto alle nazionali di vertice. Il movimento di base si regge sui vecchi valori del rugby amatoriale ed è stritolato dalla burocrazia.

In Inghilterra per svolgere un campionato equivalente alla nostra serie C è sufficiente registrare la squadra presso la Union locale, che poi organizza i campionati e fornisce gli arbitri. Non sono richiesti cartellini o visite mediche. La responsabilità è del giocatore fino a quando non si arriva alle categorie di professionisti.

D’altronde nessuno mi impedisce di giocare a calcetto con gli amici, perché dovrebbe accadere con il rugby? Stiamo indietro anche sotto questo punto di vista.

Permettiamo alle squadre di Super 10 e Serie A di imbottirsi di stranieri di dubbio valore, mentre in Serie C un muratore moldavo non può giocare a meno che non sia il 22esimo in lista. C’è qualcosa che non va, ma qui la Federazione sembra essere sorda.

E’ un movimento giovane, di belle speranze, ma terribilmente mal gestito quello italiano. Se alla diffidenza con cui ci guarda la stampa calciofila sportiva aggiungiamo questi errori banali, dettati dall’ingenuità, non faremo altro che renderci ridicoli. Si vada quindi alla RFU o alla NZRU e si prendano appunti. Si eviti magari la ARU, perché non sono capaci neanche di organizzare un campionato nazionale senza che diventi controproducente dal punto di vista economico.

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Rugby: Live at Wembley

Posted by Giorgio Pontico su 12 settembre 2009

Sto guardando Saracens-Northampton, seconda giornata di Guinness Premiership. Si gioca a Wembley, stadio dall’inconfondibile sagoma da sempre tempio del calcio inglese. Proprio in settimana la nazionale di calcio di Sua Maestà, guidata da Fabio Capello, aveva usato quel prato per maltrattare la nazionale croata 5 a 1.

Sul terreno non si vedono neanche le linee cancellate del campo da calcio. Sembrerebbe quasi che a Wembley si sia sempre giocato a rugby. La casa ufficiale dei Sarries è invece a Vicarage Road, dove lo stadio locale è condiviso con il Watford, club che ormai da qualche anno non calca i palcoscenici della Premier League.

Il terzo anello delle tribune è vuoto. Chiuso con tutta probabilità per aumentare la densità degli spettatori, lavorando di fatto per la televisione. Il rugby oggi è anche questo, almeno fino a quando non si varcano i confini della Repubblica, dove il match di Supercoppa tra Benetton Treviso e Overmach Parma, ormai da qualche anno l’ouverture della stagione rugbystica italiana, non è stato trasmesso in diretta, come invece prevede l’accordo siglato dalla RAI con la Federazione.

Solo in Italia si pretende di tenere in piedi un movimento che poggia su basi d’argilla, bersaglio facile di chiunque tema la crescente popolarità (anche se talvolta deviata) della palla ovale entro i confini dello stivale. Il caso di Firenze è sintomatico: chi comanda l’italica palla tonda non digerisce intromissioni.

La figura fatta a livello internazionale è stata magra. La Lega Calcio è stata descritta come il più classico dei maleducati che all’ufficio postale pretende di saltare la fila ed essere servito subito. La FIR da parte sua ha evidenziato la mancanza di attributi, assumendo i panni dell’omino timido e pauroso. Che non protesta. Che, silenziosamente, si fa da parte e subisce.

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Da Firenze a Udine col furgone

Posted by Giorgio Pontico su 9 settembre 2009

Ma chi ci andrà a Udine a vedere Italia-Sudafrica il prossimo 21 Novembre? Non me ne vogliano gli udinesi e i friulani, ma già stavo pregustando un bel week end passeggiando sui lungarni, godendo dello splendido panorama offerto da Firenze, ascoltando il superbo inno sudafricano rimbombare all’interno dello stadio “Artemio Franchi”. Niente di tutto questo: le curve dello stadio saranno infestate da mandrie di ultras che come al solito metteranno in ombra quei pochi, veri tifosi di calcio che vanno a seguire la propria squadra del cuore. A rugby si giocherà a Udine.

Non ricordo nella storia recente una vicenda simile: un test match tra due nazionali del Tier 1 la cui venue viene spostata per la sovrapposizione con un anticipo del campionato di calcio, peraltro nemmeno tra gli incontri più importanti del week end.

Football/FAIL

FIR/FAIL

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Roma capoccia di legno

Posted by Giorgio Pontico su 25 luglio 2009

Roma è scomoda, in tutti i sensi: è uno dei fuochi dell’ellittica dell’ovale italiano ma non è quello principale. A Roma il rugby si gioca dagli anni ’30 circa: un lasso di tempo sufficiente per conferire alla Capitale un minimo di autorità rugbystica. Tuttavia il rugby a Roma da troppo viene gestito, parafrasando un grande allenatore di calcio, ad mentula canis.

Il rugby a Roma è sport d’elité, ma non si tratta di spessore intellettuale bensì di conti in banca gonfi e di cognomi altisonanti che non staccheranno mai le proprie grinfie dal tesoro Celtic League. Unioni, scissioni e rifondazioni significano poco o nulla se a maneggiare i fili restano gli stessi burattinai.

A Treviso sarebbe bastato così poco per mettere da parte gli antagonismi storici e risparmiare ai romani l’ennesima umiliazione: un accordo con Rovigo o Venezia, meglio entrambe, non avrebbe avuto problemi a vincere quella pseudo gara d’appalto che è stato il consiglio federale del 18 luglio.

E’ inverosimile che i capi della Celtic possana, ma soprattutto vogliano ribaltare la decisione della FIR, ormai sempre più simile ad un cavallo imbizzarrito che scalcia.

Pochi giorni fa Dondi, in un intervista rilasciata al Velino, aveva dichiarato che presto Roma sarebbe stata sostituita come sede casalinga dell’Italia nel 6Nations. Subito era arrivata la smentita ma intanto in molti già esultavano, dimostrando di ignorare il regolamento dell’ente che gestisce il torneo, dando sfoggio di un campanilismo smaccatamente italiano.

Roma non è perfetta, anzi. Il Flaminio è inadeguato, non solo per ciò che riguarda la capienza, ma anche a livello strutturale. L’organizzazione funziona a malapena ma sinceramente, dopo essere stato a Twickenham, non c’è confronto.

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Roma ladrona andò per derubare…

Posted by Giorgio Pontico su 21 luglio 2009

…e rimase in mutande.

Aironi e Pretorians in Celtic. Sicuri? Il presidente federale Dondi non sembra esserlo affatto: nel comunicato apparso questa sera sul sito ufficiale della FIR si legge che “Il Presidente della Federazione Italiana Rugby Giancarlo Dondi, a seguito delle obiezioni mosse dalle entità sportive che hanno visto respinte le proprie richieste di partecipazione alla Magners Celtic League, ha dato mandato ai legali della Federazione al fine di verificare la correttezza e la legittimità della procedura seguita nel processo di valutazione delle candidature“.

Cosa vuol dire? Brogli elettorali in perfetto stile iraniano? Ci sarebbe da capire da chi è interpretata la parte di Mousavi? prima di sparare ad alzo zero: Dondi, Treviso o forse addirittura Roma, colpevole di aver presentato un progetto valido per la Celtic e che starebbe addirittura perdendo il proprio status di sede casalinga del 6Nations.

In ogni caso si tratta di grandi manovre per la FIR, che dopo anni di nulla assoluto mette finalmente sul tavolo i suoi piani geniali: togliere il 6Nations a Roma e ripetere le operazioni di voto per le franchigie italiane che parteciperanno alla Celtic. Voilà, il gioco è fatto e i detentori delle sacre reliquie ovali sono soddisfatti.

Come fa giustamente notare Duccio Fumero su Rugby1823 c’è del marcio in Federazione, ovunque si annidino le responsabilità. Forse Celtic League significa veramente cambiare tutto perché non cambi nulla.

Un paio di appunti per i vertici federali:1) non sarà il consiglio federale a decidere quali saranno le rappresentative italiane in Celtic, ma deciderà il board del torneo stesso;2) l’idea di togliere il 6Nations da Roma, per quanto siano giuste le critiche all’organizzazione, è completamente campata per aria, una toppa come spiega Christian Marchetti. Ci sono in ballo diritti televisivi, l’organizzazione del torneo, sponsorizzazioni varie e la ragione principale per cui il Flaminio si riempie, ovvero l’attrattiva turistica della Capitale.

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Celtic: la FIR indica Roma e Viadana

Posted by Giorgio Pontico su 19 luglio 2009

La FIR non ha scelto né escluso nessuno: ha semplicemente chiarito quali siano le candidate favorite. La palla deve ancora passare per il board della Celtic League, la quale ha l’ultima parola in merito all’entrata dell’Italia nel campionato/calderone.

Treviso potrebbe essere a tutti gli effetti la grande esclusa della situazione, nonostante le voci che circolavano. Il Veneto rischia di ritrovarsi senza rappresentanti degni della sua storia ovale: ben venga.

Se il rugby italiano vuole veramente compiere il tanto atteso salto di qualità deve abbattere tutti gli steccati territoriali che fino ad oggi hanno caratterizzato l’interno movimento: non più Treviso, Venezia, Rovigo ma Veneto. Basta con le due parmensi, Noceto, Viadana, Colorno, basta con i campanilismi. Basta anche con Lazio, Rugby Roma, Capitolina e le tante altre piccole realtà romane.

In Irlanda e Nuova Zelanda l’avvento delle franchigie non ha cancellato i club. La contesa per il  Ranfurly Shield continua ad essere per i neozelandesi uno degli appuntamenti ovali più sentiti ed attesi. Vogliamo parlare poi della Currie Cup?

Quali risultati ha prodotto invece il rugby campanile in Italia? Siamo entrati nel 6Nations per merito (ma anche e soprattutto per motivi economici) e poi? Il nulla cosmico. Squadre imbottite di stranieri mediocri (unica eccezione Viadana) che in Europa prendono schiaffi a destra e a manca; inutili e controproducenti rivalità come quelle fortemente radicate in Veneto (Treviso, Rovigo, Padova, Venezia, San Donà e chi più ne ha più ne metta).

La svolta potrebbe essere dietro l’angolo. Per decenni il rugby è stato appannaggio di poche regioni elette: era ora che finisse. Anche il Sud ha diritto ai palcoscenici che per anni sono stati occupati, senza troppo successo, dalle storiche squadre del nord.

Perché il rugby italiano non se ne fa nulla del dualismo Padova-Treviso, se poi la prima perde in Challenge Cup contro il Bucuresti mentre la seconda va in giro per l’Europa a fare pessime figure.

I dirigenti della Celtic sceglieranno le franchigie dalle quali pensano di riuscire a spremere più soldi come incassi per partite e diritti televisivi: Roma ha il vantaggio del marchio mentre Viadana e suoi aironi hanno la struttura e la mentalità più anglosassone che ci sia in Italia. Treviso voleva fare tutto da sola, voleva tenersi stretti i soldi dei Benetton e proporsi come ambasciatrice del rugby italiano. Niente di più sbagliato.

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