Rugby Spot Ignoranza

The slow one now will later be fast

Posts Tagged ‘Arbitri’

Mischia è quando arbitro fischia

Posted by Giorgio Pontico su 11 gennaio 2010

Traduco un interessante articolo di Bryn Stephen uscito oggi su Planet Rugby. Vale la pena di leggere.

Mi piacerebbe dipingere un quadro per voi. Un giorno nella vita di un pilone. Noi sudiamo, sanguiniamo, lavoriamo sodo con l’obiettivo di garantire il possesso dell’ovale. E’ una delle nostre funzioni primarie.

In un articolo scritto tempo fa, ero preoccupato rispetto alle mischie e a ciò che sarebbero potute diventare nel mondo delle ELV  e del professionismo ai massimi livelli.

Ero preoccupato che la nuova regola del “tocco…ingaggio”, insieme al resto, avrebbe ridimensionato notevolmente la natura agonistica della mischia.

Se da una parte ritengo che il danno sia stato minimo (sicuramente inferiore a quanto temevo), dall’altra è comunque cambiato qualcosa: l’introduzione del pallone. Guardare l’ovale muoversi come una calamita verso i piedi del numero otto avversario è uno degli spettacoli più deprimenti per una prima linea che sta dando tutto in una mischia per quei fondamentali centimetri che darebbero al tallonatore la possibilità di contendere la palla.

Prima che ce ne accorgiamo l’ovale è già sparito e una nuova fase di gioco si sta sviluppando in giro per il campo, andando a finire solitamente con una nuova mischia per la quale non abbiamo alcuna speranza di vittoria.

Non si tratta necessariamente di un “qualcosa” che succede, noi prime linee conosciamo un paio di cosette che accadono li sotto e che nessuno vede… il fatto è che ciò (l’introduzione storta ndr) è cosi sfacciato e così costante.

Cercando un riferimento biblico vorrei citare “Regole” capitolo 20.6 versetto D:”Il mediano di mischia deve introdurre la palla esattamente al centro della mischia, in modo che tocchi il terreno immediatamente al di là delle spalle del pilone più vicino.

La prossima volta che guardate una partita, che sia Guinness Premiership, Super 14, Magners Leegue o persino la vostra squadra locale che gioca contro alcuni studenti nella Merit Table del Somerset, prestate attenzione alle mischie e tenete a mente tutte le volte in cui la palla è introdotta diritta. Rimarrei sbalordito se doveste utilizzare più di una mano per tenere il conto.

Quindi che motivo c’è ormai per fare le mischie? Nonostante ciò vengono concesse come ripartenze di gioco per moltissime infrazioni: sono quasi dei mini-calci liberi per punire piccoli errori di handling.

La mischia dovrebbe essere caratterizzata da una natura agonistica che permetta alla squadra che ha commesso l’errore di riottenere la palla, mettendoci qualcosa in più di una semplice “pezza”.

Avallando questo vizio delle “introduzioni storte” si nullifica il senso della mischia stessa. Quindi perché proseguire con questo scempio? Se non c’è possibilità di riconquistare il possesso perduto tanto vale che l’arbitro conceda calci liberi invece che la classica mischia, ma sicuramente questa soluzione equivale a volersi sbarazzare di una mosca fastidiosa prendendola a fucilate – un’esagerazione. E’ un confronto che DEVE esserci, altrimenti potremmo evitare di stressarci convertendoci al rugby league.

Ancora non comprendo per quale ragione questo fatto non sia mai stato evidenziato da arbitri e addetti ai lavori. Eppure tutto il clamore suscitato tempo fa dalla questione “breakdown” ha determinato la nascita di forum di discussione, la parentesi delle ELV e nuove direttive. Perché non accade la stessa cosa con la mania delle introduzioni storte? Facile: Brian Moore (ex internazionale inglese ora noto commentatore tv ndr) ha glissato sull’argomento tante di quelle volte che ora nessun cronista fa notare gesti simili.

Tuttavia lui stesso ha cambiato opinione con il passare del tempo. Una volta resosi conto del fenomeno ha finalmente iniziato a farsi sentire. Ora commenta con sarcasmo ogni introduzione storta “non vista” dall’arbitro: vuol dire chi scrive le leggi del gioco e chi è preposto a verificarne il rispetto si sono silenziosamente adeguati a questo modo farsesco di intendere questo particolare.

Sono per caso giunti ad un punto di non ritorno, facendo sì che si consolidasse una tradizione che ora non sembrano in grado di fermare per una qualche paura?

Sicuramente tutti ricordete l’episodio in cui Neil Back, durante la finale di Heineken Cup del 2002 tra Leicester e Munster, tallonò la palla con la mano strappandola letteralmente via a Peter Stringer. L’ho odiato per questo. In nessun modo ero in grado di spiegarmi come potesse un giocatore del suo calibro scendere a questi livelli.

Sapete, adesso inizio a rendermene conto. L’unico modo per vincere una mischia contro è agire illegalmente. So che molta gente chiederebbe la mia testa per pensarla in questo modo, ma vedere episodi del genere accadere sporadicamente non è così triste come vedere ogni settimana l’ovale che rotola beato direttamente in seconda linea.

Mi piace il combattimento proprio della prima linea. Mi piace combattere quando gioco lì. Sapere di aver svolto il mio compito come si deve mi da’ più soddisfazione se riusciamo a vincere una mischia con introduzione avversaria: ha tutto un altro sapore.

Cosa si può fare per ovviare a ciò? E’ semplice. Arbitri: fate qualcosa! Sono consapevole della pressione che dovete sopportare stando sotto i riflettori, con allenatori e tifosi pronti a farvi notare più o meno educatamente le loro opinioni. Ma è facile se ci si pensa a fondo.

Indicate il punto e la linea per l’amore del cielo! Persino i giudici di linea potrebbero farlo se si trovassero in una posizione adeguata, specialmente adesso che sono stati rinominati come assistenti dell’arbitro.

Temo che se non lo facciate, l’IRB non ci penserà due volte a sacrificare le mischie per dei calci di seconda. Sarebbe la fine per civilità come la conosciamo oggi.

Bryn Stephen (tradotto da Giorgio Pontico)

Posted in Uncategorized | Contrassegnato da tag: , , , , , , | Leave a Comment »

Steve Walsh torna ad arbitrare

Posted by Giorgio Pontico su 4 dicembre 2009

Steve Walsh, neozelandese di Auckland, è stato per diversi anni nel gruppo degli arbitri internazionali IRB fino a quando il temperamento poco consono alla sua figura ne ha determinato l’estromissione. Ieri il SANZAR Referee Manager Lyndon Bray ha annunciato la lista degli arbitri che dirigeranno i match del Super14 2010. Walsh è stato inserito nella lista delle riserve e data la sua considerevole esperienza internazionale non è escluso che torni presto a fischiare sui campi da rugby dell’emisfero sud.

Posted in Uncategorized | Contrassegnato da tag: , , , , | 1 Comment »

Paddy O’Brien: mischia italiana fallosa

Posted by Giorgio Pontico su 18 novembre 2009

Paddy O’Brien è il boss degli arbitri internazionali. Paddy O’Brien ha espresso le proprie scuse alla Nuova Zelanda circa l’arbitraggio di Stuart Dickinson, colpevole secondo lui di non aver fischiato gli innumerevoli falli in mischia dei nostri avanti. Paddy O’Brien è un buffone, il fatto che sia neozelandese non conta: anche i media locali hanno messo in risalto la performance del pack azzurro. Riguardando la registrazione del match si vede chiaramente l’espressione disperata di Crockett (pilone sinistro neozelandese) all’idea di dover affrontare l’ennesimo ingaggio contro quello ritenuto da molti il miglior pilone destro in attività: non c’è stata partita nel fondamentale della mischia chiusa.

Sono d’accordo con Duccio quando dice che la FIR dovrebbe rispondere a tono: non è ammissibile farsi prendere per i fondelli, neanche dal signor O’Brien, che è rappresentante dell’IRB. Mallett nel postmatch ha ribattuto alle parole del collega Henry, che aveva parlato di una zona grigia del regolamento, specificando che “non esiste grigio, ma solo bianco o nero”.

Posted in Uncategorized | Contrassegnato da tag: , , , , , , | Leave a Comment »

Gli All Blacks passano a Milano

Posted by Giorgio Pontico su 15 novembre 2009

San Siro colmo per il rugbyDopo l’esperienza del Meazza non credo che riuscirò più ad entrare al Flaminio pensando di varcare la soglia della Casa del Rugby. E’ uno stadio fantastico, sicuramente al livello di Twickenham e, secondo il mio amico Zeno, anche del Millennium di Cardiff. Eravamo in 80mila a ululare come barbari in attesa della battaglia: il boato che ha seguito l’entrata in campo delle due squadre è stato da brivido.

 

La partita

I nostri ci hanno creduto. Finalmente, dopo le buone premesse di giugno, si è vista un Italia combattiva e confidente dei propri mezzi. Ancora troppi i calci di punizione concessi ad un non sempre preciso McAlister, mentre l’unica meta dei tuttineri è arrivata dopo l’unica folata dei trequarti guidati da un Mike Delany apparentemente offuscato: bravo Sivivatu a servire Flynn che a sua volta ha fatto valere i suoi chili sul pur sempre volenteroso Robertson.

Questa volta il copione che ha visto più volte i nostri subire mete in finale di primo tempo per poi crollare definitivamente nella ripresa è rimasto nel cassetto. Nel fondamentale della mischia chiusa il nostro pack ha dato una lezione di rugby che i dirimpettai neozelandesi ricorderanno a lungo: l’espressione sul viso di Crockett dopo l’ennesima mischia giocata contro Castrogiovanni (eletto giustamente Man of The Match) è esplicativa.

I nostri trequarti hanno fatto una partita impeccabile sul piano difensivo: bravissimi i due “Gonzali” (Garcia e Canale) a non concedere troppi metri a Ellison e McAlister. Bravi anche i back-three, sempre attenti a coprire il campo. Gower invece avrebbe potuto giocare più alla mano, sopratutto con un Mirco Bergamasco all’ala che aveva tanta voglia di far correre le gambe. Probabilmente si è trattato di rispettare il piano di gioco.

Hanno vinto gli All Blacks: sperare in un risultato diverso sarebbe stato da folli. Tuttavia questa partita ha evidenziato quanto sia ormai sottile il gap che separa l’Italia dall’Olimpo del rugby. La disciplina è un difetto che si può risolvere lavorandoci su, mentre l’incisività in attacco potrebbero darcela alcuni giovani elementi visti in azione venerdì a Piacenza, dove la nostra Nazionale A ha battuto 33-6 la prima rappresentativa romena (anche se in decadenza non di certo gli ultimi arrivati).

Una menzione speciale va invece all’arbitro Stuart Dickinson, capace di commettere orrori da entrambe le parti, negando una meta tecnica chiesta a gran voce da tutto lo stadio dopo che per almeno 10 volte la mischia neozelandese, arroccata nei propri 5 metri, ha commesso fallo pur di non farsi arare da quella azzurra. Lo score finale sul tabellone riportava 20-6 per gli ospiti, con i punti italiani frutto del piede di Gower.

Manca poco, ma è necessario continuare ad investire sul rugby di base, eliminare la burocrazia inutile e rendere il gioco più accessibile.

Posted in Uncategorized | Contrassegnato da tag: , , , , , | Leave a Comment »

Keep your eyes on the action

Posted by Giorgio Pontico su 21 ottobre 2009

Non è stato un grande fine settimana per gli arbitri. Non che abbiano arbitrato male, ma in entrambi gli emisferi si sono viste azioni di gioco più o meno divertenti che hanno coinvolto i direttori di gara.

La prima azione riguarda il fischietto neozelandese Chris Pollock, impegnato a dirigere il match di ANZC tra Canterbury e Hawke’s Bay si prende una sportellata niente male dall’ala rossonera Sean Maitland. Lo schiocco dell’impatto si sente chiaramente e consente di condividere il dolore con l’arbitro.

Il secondo episodio viene dall’Europa ma ha per protagonista Brian Mujiati, pilone ex springbok. La partita è Northampton vs Perpignan, entrambe nello stesso di girone di Heineken Cup del Treviso. Nigel Owens, internazionale gallese, non si trova in posizione corretta, almeno secondo Mujiati che lo spinge via con particolare veemenza. Owens non sembra prenderla affatto bene: Mujiati rischia di essere squalificato a vita ma è improbabile che ciò accada.

Vedi anche

I’ve got bad skills… and my jersey is white

(via Rugbydump)

Posted in Uncategorized | Contrassegnato da tag: , , , , , , | Leave a Comment »

L’estate calda del rugby/2

Posted by Giorgio Pontico su 28 agosto 2009

Ai tanti malori estivi della palla ovale si è aggiunto l’ennesimo episodio scandaloso, fino a qualche tempo fa di scena in ben altri teatri sportivi: l’aggressione al fischietto sudafricano Willie Roos da parte di alcune teste calde tifose dei Griquas è ingiustificabile e va a colpire il rugby proprio dove la ferita era ancora aperta.

Quando ho iniziato ad interessarmi di rugby ho trovato affascinante il principio di inviolabilità dell’arbitro, anche lui essere umano soggetto a errori come tutti gli altri.

Willie Roos si è dimesso dal panel degli arbitri sudafricani. A che pro fare sacrifici, imparare regole, partecipare a riunioni e gestire alcuni tra i più intensi match del pianeta? Se il premio di tutto questo, invece della riconoscenza e del rispetto, fosse quello ricevuto da Roos lo spirito del rugby sarebbe morto e sepolto.

La barca tuttavia non sta affondando, lo si vede dall’entusiasmo dei ragazzini che, dalla Nuova Zelanda all’Uruguay passando per il Canada e il Kenya, ancora provano puro divertimento cercando di indovinare i rimbalzi di quel pallone che me pare n’ovo.

Posted in Uncategorized | Contrassegnato da tag: , , | Leave a Comment »